Il Complesso Archeologico di Faida

Il Complesso Archeologico di Faida

 

Il Kurdish-Italian Faida Archaeological Project (KIFAP), codiretto da Daniele Morandi Bonacossi (Università di Udine) e da Bekas Jamaluddin Hasan (precedentemente da Hasan Ahmed Qasim, entrambi dalla Direzione delle Antichità di Duhok – Regione del Kurdistan iracheno) è un progetto archeologico congiunto che lavora dal 2019 nella regione di Duhok nel nord del Kurdistan iracheno.

La missione congiunta italo-curda ha effettuato una straordinaria scoperta nel sito archeologico di Faida (20 km a sud della città di Duhok, Kurdistan iracheno settentrionale). Tra il 2019 e il 2022, il team di archeologi ha individuato tredici imponenti rilievi rupestri di epoca assira (VIII-VII secolo a.C.) scolpiti nella roccia lungo un antico canale d’irrigazione di quasi 10 km di lunghezza. Il canale di Faida, alimentato da un sistema di risorgenti carsiche, fu fatto probabilmente scavare dal sovrano assiro Sargon (721-705 a.C.) alla base di una collina. Oggi, il canale, che ha una larghezza media di 4 m, è quasi completamente sepolto sotto spessi strati di terra depositati dall’erosione del fianco della collina.

Lungo il canale, il sovrano assiro fece scolpire grandi pannelli di quasi 5 m di larghezza e 2 m di altezza rappresentanti il sovrano assiro ai due lati di una serie di divinità stanti sui loro animali simbolo. Dalla terra che riempiva il canale emergeva solo la parte superiore dei pannelli scolpiti a rilievo, dei quali si intravvedeva la cornice superiore e, in alcuni casi, la sommità delle tiare indossate dalle divinità. Già nel 1972 Julian Reade, un archeologo inglese del British Museum, aveva individuato l’ubicazione di tre bassorilievi sepolti lungo il canale, senza però poterli portare alla luce a causa dell’instabilità politica e militare che contraddistingueva la regione in quegli anni di aspro confronto fra i Peshmerga curdi e l’esercito del regime baathista.

Quarant’anni dopo, nell’agosto del 2012, durante la ricognizione archeologica condotta dal “Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive” dell’Università di Udine diretto dal prof. Daniele Morandi Bonacossi, gli archeologi italiani individuavano sei nuovi rilievi lungo il canale di Faida. A sette anni di distanza, grazie alla collaborazione fra l’Università di Udine e la Direzione delle Antichità di Duhok e al sostegno del Consolato italiano a Erbil, i rilievi rupestri assiri di Faida sono stati finalmente portati alla luce.

I tredici bassorilievi portati ora alla luce a Faida ritraggono il sovrano assiro rappresentato due volte, alle estremità di ogni pannello, al cospetto delle statue di sette divinità su dei piedistalli posti sul dorso di animali. Gli animali che portavano le statue delle divinità avanzavano verso destra, nel senso della corrente dell’acqua che anticamente scorreva nel canale. Le figure divine rappresentano il dio Assur, la principale divinità del pantheon assiro, su un dragone e un leone con corna, sua moglie Mullissu, seduta su un elaborato trono sorretto da un leone, il dio della luna, Sin, anch’egli su un leone con corna, il dio della sapienza, Nabu, su un dragone, il dio del sole, Shamash, su un cavallo, il dio della tempesta, Adad, su un leone con corna e un toro, e Ishtar, la dea dell’amore e della guerra su un leone.

Questo stupefacente complesso di opere d’arte rupestri uniche al mondo è però oggi parte di uno scenario ancora post-bellico, fortemente minacciato dal vandalismo, scavi clandestini e dall’espansione del vicino villaggio e delle sue attività produttive che lo hanno già gravemente danneggiato. Negli anni fra la nascita dello Stato Islamico come auto-proclamata entità statale nel 2014 e la sua sconfitta nel 2017, inoltre, i rilievi di Faida si sono trovati ad essere ubicati a soli 25 km dalla linea del fronte.

Il progetto congiunto italo-curdo è dunque un intervento di salvataggio, che mira non solo a portare alla luce questi importantissimi rilievi assiri (dieci sono già stati scavati, ma molti altri attendono ancora di essere individuati ed esposti), ma anche a documentarli con tecnologie innovative, a restaurarli e soprattutto a proteggere questo sito archeologico assolutamente unico ed eccezionale.

A conclusione dei lavori di scavo e restauro, sarà creato un parco archeologico dei rilievi assiri di Faida, che consentirà di aprire il canale e i suoi bassorilievi al turismo iracheno e internazionale, permettendo così la più vasta diffusione della loro conoscenza e una loro più adeguata protezione. In questo modo, il canale di Faida con i suoi meravigliosi rilievi si affiancherà agli altri canali, acquedotti e rilievi rupestri assiri (Khinis, Maltai e Shiru Maliktha, acquedotto di Jerwan) che il “Land of Nineveh Archaeological Project” ha già studiato e documentato, progettando il loro restauro e valorizzazione attraverso la creazione di un parco archeologico-ambientale del sistema idraulico assiro nella regione di Duhok ed elaborando il dossier necessario a sostenere la proposta di inserimento di questi straordinari beni culturali nella lista UNESCO del patrimonio dell’umanità.

Nell’ottobre del 2020, la scoperta dei rilievi rupestri a Faida ha vinto l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2020. Il premio, intitolato all’archeologo siriano che nel 2015 ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale del sito di Palmira, è l’unico riconoscimento mondiale dedicato agli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio della protezione del patrimonio culturale a rischio.

Ricerca, tutela, restauri, valorizzazione, formazione e cooperazione internazionale sono i cardini di un progetto sostenuto da: Governo Regionale del Kurdistan – Iraq, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione InternazionaleALIPH Foundation, Gerda Henkel Stiftung, Regione Friuli Venezia Giulia, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, 3D Target and 3D Flow.

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